IFOM Stefano Casola

Stefano Casola

Oncologo molecolare esperto nello studio dei processi di differenziamento e di trasformazione maligna dei linfociti B del sangue, Stefano Casola dirige all'IFOM l'unita di ricerca di Immunologia molecolare e biologia dei linfomi.

Napoletano, classe 1968, Casola si iscrive alla Facoltà di Medicina dell'Università Federico II di Napoli - dove si laurea a 24 anni - con un obiettivo ben preciso: comprendere il cancro.

Capire i tumori, per Casola, significa da subito studiarne lo sviluppo, le caratteristiche e le complicazioni cliniche, ma soprattutto investigarne le cause a livello genetico e molecolare.

Già come studente universitario comincia il proprio percorso nella ricerca oncologica che lo porta a realizzare un lavoro di tesi sperimentale sulla regolazione genetica di un fattore di crescita coinvolto nello sviluppo di diverse neoplasie. Obiettivo di queste prime ricerche: comprendere i meccanismi che portano alla perturbazione del gene Igf2 causando la crescita incontrollata di una cellula tumorale.

Sempre presso l'Università Federico II di Napoli ottiene nel 1999 il dottorato di ricerca in Biologia e Patologia Cellulare e Molecolare.

Nel 1997, prima ancora di conseguire il titolo di dottore di ricerca, grazie ai risultati già raggiunti con i propri studi, ha la possibilità di intraprendere un nuovo percorso professionale.

Da tempo guarda con interesse all'Istituto di Genetica dell'Università di Colonia, in Germania, dove lavora un gruppo all'avanguardia nello studio della funzione dei geni all'interno delle cellule del sistema immunitario. Si tratta dell'unità diretta da Klaus Rajewsky, uno degli scienziati che sta segnando la storia dell'immunologia moderna con le sue ricerche sui linfociti B del sangue.

Il gruppo di Rajewsky è impegnato a capire come funziona il sistema immunitario, come risponde alle minacce di virus e batteri e come può svilupparsi un tumore dalle sue cellule.

Casola viene invitato dallo scienziato tedesco a lavorare nel suo gruppo e accanto a questo maestro d'eccezione, comincia a studiare i linfomi, tumori del sangue tra i più comuni, causati fondamentalmente da un'alterata risposta del sistema immunitario.

Tra le ricerche che insieme a Rajewsky conduce vi sono, per esempio, quelle che spiegano i dettagli molecolari di come, a volte, il comune virus della mononucleasi infettiva possa partecipare all'innesco della trasformazione tumorale dei linfociti B in una particolare forma di linfoma detta di Hodgkin e di forme di linfomi Non-Hodgkin che colpiscono pazienti sottoposti a terapie immunosoppressive.

Dopo l'esperienza tedesca di post-dottorato, Casola si sposta negli Stati Uniti, per seguire Rajewsky che nel 2001 si trasferisce a Boston per lavorare presso la Harvard Medical School .

Qui, pur rimanendo all'interno del suo team, matura una propria indipendenza scientifica e nel 2001 diventa "Junior Investigator" e "Instructor" presso il dipartimento di Patologia della Harvard Medical School.

Nel 2006 decide di ritornare in Europa e dopo aver valutato una serie di proposte ricevute da diversi istituti internazionali di ricerca sul cancro, sceglie di sviluppare la propria unità all'IFOM di Milano.

Sul successo delle sue ricerche future in Italia scommette la Giovanni Armenise Harvard Foundation che gli assegna nel 2006 il prestigioso premio "Career Development Award", contribuendo in maniera decisiva a far decollare la sua attività.

Nasce, quindi, all'IFOM il programma di ricerca Immunologia molecolare e biologia dei linfomi, interamente dedicato allo studio del sistema immunitario e delle sue aberrazioni maligne.