Biologo cellulare esperto delle dinamiche di movimento delle cellule, Giorgio Scita dirige all'IFOM l'unità di ricerca Meccanismi di migrazione delle cellule tumorali.
Classe 1963, emiliano di Fidenza (provincia di Parma), Scita si iscrive nel 1982 alla facoltà di Biologia dell'Università degli Studi di Parma con una precisa intenzione: studiare il comportamento degli animali accanto al famoso etologo italiano Danilo Mainardi.
Sono, però, gli anni della grande esplosione della biologia molecolare: «Si cominciava a clonare e identificare i geni, a passare dai geni alle proteine, a studiarne le funzioni. Era impossibile non rimanerne affascinati».
Così Scita si focalizza sullo studio del comportamento delle proteine e si laurea nel 1986 con una tesi sperimentale sulla biochimica del metabolismo di uno dei più potenti antiossidanti che proteggono le cellule dai danni indotti dai radicali liberi: la vitamina A.
Nel 1989, presso la stessa Università, ottiene la specializzazione in Chimica e Tecnologia alimentare e parte alla volta degli Stati Uniti. Qui, nei laboratori del Dipartimento di Scienze Nutrizionali dell'Università della California a Berkeley, continua gli studi sulla vitamina A e sugli effetti dei suoi derivati - in particolare beta-carotene e acido retinico - sulle proprietà adesive delle cellule.
L'acido retinoico - emerge sempre più in quegli anni - funziona come un potente segnale molecolare capace di influenzare l'espressione dei geni. Scita scopre che la risposta delle cellule a questo tipo di segnali può risultare alterata in seguito all'attivazione di geni promotori della trasformazione tumorale.
Proprio per approfondire questi aspetti, nel 1994 lascia la California e, coast to coast, raggiunge il Maryland per lavorare presso il Laboratorio di Carcinogenesi Cellulare e Formazione dei Tumori del National Cancer Institute a Bethesda.
In Italia, intanto, a Milano, sta prendendo forma il progetto di creare una nuova realtà: un Dipartimento di Oncologia Sperimentale presso l'Istituto Europeo di Oncologia (IEO). Due scienziati, in particolare, ne sono promotori: Pier Giuseppe Pelicci e Pier Paolo Di Fiore.
Attratto dall'idea di studiare al loro fianco, nel 1995 Scita rientra in Italia per lavorare nello staff di Pier Paolo Di Fiore.
Nel 2001 lascia lo IEO per cogliere l'opportunità di sviluppare una propria linea di ricerca che gli viene offerta da IFOM. Qui si impegna a costituire un nuovo gruppo di lavoro per studiare come le cellule maligne acquisiscano la capacità di muoversi, caratteristica questa fondamentale per la diffusione del tumore nell'organismo. Nasce così il programma di ricerca IFOM Meccanismi di migrazione delle cellule tumorali.
Nel 2006, dopo aver dimostrato per cinque anni di contribuire significativamente al progresso del sapere scientifico realizzando scoperte rilevanti in questo specifico ambito di ricerca, Scita viene confermato da IFOM come direttore di ricerca.
Nello stesso anno Scita diventa anche professore associato di Patologia Generale presso la Facoltà di Medicina dell'Università degli Studi di Milano.
Allo scienziato sono legati diversi studi che approfondiscono la conoscenza dei meccanismi attraverso i quali una cellula percepisce il mondo esterno e ne traduce i segnali, in risposta ai quali modifica il proprio comportamento, soprattutto quello migratorio.
In particolare, a lui si deve la scoperta che ha messo in luce la fondamentale connessione tra la capacità delle cellule tumorali di muoversi, anche con modalità differenti, e un processo cellulare, l'endocitosi, tradizionalmente considerato attivo in tutt'altri eventi cellulari.
Autore di circa 100 pubblicazioni, Scita è tra gli scienziati italiani più produttivi e citati Scita è vincitore del prestigioso grant advanced ERC (2011)ed è stato nominato Membro dell'EMBO dal 2014.