Rumena, biologa molecolare, Dana Branzei dirige presso IFOM il Laboratorio dedicato allo studio dei meccanismi di riparazione del DNA.
Già giovanissima, grazie anche al suo mentore - un medico farmacologo che la accompagna nei primi anni del percorso di formazione - scopre la sua vocazione per la chimica. Appena diciottenne, mentre si stava preparando a partecipare in Romania alle Olimpiadi annuali della chimica, arriva l'occasione che avrebbe cambiato il corso dei suoi interessi scientifici e della sua vita. Il ministero dell'Istruzione Giapponese bandisce una borsa di studio per giovani studenti per la promozione delle scienze: un anno di studio a Tokyo per apprendere la lingua e l'iscrizione al Riken Institute, uno degli Istituti più prestigiosi a livello internazionale. Dana vince la borsa e si stabilisce per dodici anni in Giappone dove si afferma, dopo un dottorato in genetica e biologia molecolare, come ricercatrice nel campo della riparazione e della stabilità del DNA.
Il 2005 è l'anno del primo incontro con l'Italia. Ospitata per un mese e mezzo in IFOM presso il Laboratorio di Marco Foiani, Dana lavora in modo instancabile, giorno e notte. "Ero affascinata dalle tecnologie che avevo a disposizione e desideravo tornare in Giappone con qualche risultato. Così dormivo nella guest house di IFOM dedicandomi alla ricerca 18 ore al giorno ininterrottamente". Un rientro lampo la richiama in terra nipponica dove ultima le ricerche che stava conducendo per il dottorato, prima di accettare la proposta di IFOM: entrare a fare parte come Staff Scientist presso il laboratorio "Integrità del genoma" diretto da Foiani.
Da lì a pochi anni, per la creatività con cui svolgeva i suoi esperimenti ed i brillanti risultati (tra cui dei paper pubblicati su Nature), IFOM decide di affidarle un programma di ricerca autonomo incentrato sui meccanismi che intervengono nella regolazione, replicazione e riparazione del DNA con particolare attenzione al processo di sumolazione e ubiquitinazione. Questo significava restare in Italia in pianta stabile, ma Dana non ha avuto ripensamenti.
Il neonato laboratorio "DNA Repair" è stato subito sostenuto da un grant triennale dell'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) e, in seguito da un prestigioso finanziamento dell'European Research Council e, più di recente, un finanziamento da Telethon.